I Workshop Unife, nascono dalla collaborazione con il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara e si focalizzano su aspetti di ricerca nell’ambito del contesto internazionale europeo e toccano aspetti tecnici riguardanti le tecniche e metodologie di progettazione orientati alla sostenibilità, modelli innovativi di finanziamento tra cultura solidale e nuovi sistemi credizi, riflessioni su temi di riconfigurazione del significato di economia, pratiche di policy making nell’ambito delle Smart Cities.
Scenario
I processi collaborativi, le scienze sociali, la convergenza di nuovi modelli di studio con le urgenze di riconfigurazione di un sistema sostenibile sono alcuni dei temi della programmazione politica dell’Unione Europea. Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale. Da un lato il programma Horizon2020, il programma di ricerca che ha in parte ereditato l’attività svolta dal VII Programma Quadro, continua la sua azione di analisi, supporto e sviluppo delle comunità emergenti; dall’altro, la necessità di far dialogare le attività di ricerca con gli schemi e i programmi dello sviluppo di impresa, rispetto a una strategia di valorizzazione della competitività locale (in vista di grandi appuntamenti come, ad esempio, l’EXPO di Dubai 2020), offre l’occasione di costruire un vero e proprio asse di eccellenza. A partire dall’Università e dalle esperienze locali (centri di ricerca, spazi creativi e hub), si può lavorare per far nascere e crescere nuovi progetti da esportare nel mondo e, a un tempo, avere ricadute positive sul nostro stesso territorio.
Tecniche di progettazione e strumenti di sostenibilità
Venerdì 20 Maggio | Dalle 17.00 alle 19.00
La creazione della Città Intelligente
Cosa significa oggi lavorare sul concetto di Smart City, e come si può ricreare un equilibrio tra la mutazione geofisica e urbanistica e i grandi cambiamenti sociologici e culturali. La necessità di intervenire in modo efficace e deciso, spesso si contrappone a burocrazie e iter normativi complicati. La mobilità, il recupero e la tutela dell’ambiente, l’ottimizzazione dei servizi, l’efficienza energetica, l’accessibilità, l’adattamento della città al fenomeno del cambiamento climatico fanno da contraltare alla riorganizzazione della vita delle persone, sia dal punto di vista professionale che da quello relazionale. Immaginare nuovi spazi, nuovi mondi definitivamente aperti all’innovazione e alla sostenibilità è possibile, e i processi collaborativi ne sono una parte fondamentale. A partire dal riconoscimento di una nuova dimensione dell’essere e di nuovi comportamenti sociali, osservando con attenzione le esigenze di uso dei “contenitori urbani”, è finalmente possibile trasformare la città esistente costruendo ambienti sensibili, interconnessi, dove la misura sia data dalla qualità della vita e dall’interesse a restare al centro di un insieme di reti positive, propositive, collaborative e creative (questo era lo schema della Città Creativa di Florida e prima ancora di Charles Landry).
I Protagonisti che Interverranno:
Sabato 21 Maggio | Dalle 11.00 alle 13.00
Design thinking e l’human centred approach
Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 Nigel Cross – brillante accademico britannico e designer – teorizzò il design thinking, immaginando un approccio allo studio e alla soluzione dei problemi che utilizzasse al meglio le caratteristiche di ambivalenza e apertura di senso dei linguaggi creativi. Equilibrata fusione del pensiero divergente, nell’intuizione e analisi di possibili soluzioni, e di quello convergente, nella necessità di arrivare a una sintesi, il Design Thinking propone l’uso di tecniche desunte dalla psicologia, dall’antropologia e dalla sociologia. Soprattutto nel campo dello studio del comportamento, delle relazioni e dell’applicazione di soluzioni human centred, il design thinking si presenta come un metodo che permette sia l’integrazione tra diverse discipline sia l’alternarsi tra teoria e pratica, utile in campi riguardanti la comunicazione visiva, il design di oggetti, la progettazione di attività e l’ideazione di sistemi organizzativi complessi. Studiato da eminenti personaggi come Richard Buchanan, Donald Schon, Donald Norman e democratizzato da personalità come David Kelley e Tim Brown, il modello della progettazione orientata al bisogno (service design) è stato ripreso come framework flessibile in grado di incorporare le molte e varie metodologie e metterle a disposizione di tutti per un’innovazione utile e sostenibile combinando bisogni dell’utente, empatia, creatività, prototipazione e implementazione.
I Protagonisti che Interverranno:
Sabato 21 Maggio | Dalle 15.00 alle 17.00
Sostenere il Cambiamento con la partecipazione collettiva
Il fenomeno del crowdfunding risale alla seconda metà del 2000. Può essere considerato una forma di finanziamento collettivo e partecipativo di matrice solidale che ha le sue fondamenta nella cultura del cambiamento sociale e nell’abbattimento delle tradizionali forme di intermediazione e speculazione finanziaria. Legato come fenomeno alla teoria delle reti sociali, dagli studi di Granovetter degli anni ’70 ai più recenti Yochai Benkler e James Surowiecki , il crowdfunding si lega alla dinamica dei legami sociali informali e all’intelligenza collettiva per proporre fenomeni di finanziamento dal basso. Allo stesso modo, paralleli al crowdfunding continuano e si sviluppano altri sistemi vicini alla cultura mutualistica come il social lending e, in una forma diversa, il micro-credito.
I Protagonisti che Interverranno:
Domenica 22 Maggio | Dalle 11.00 alle 13.00
Lo Scenario della Felicità: attori, processi e un futuro possibile
La definizione di economia informale è “un insieme di transazioni di beni e servizi che sfugge alla contabilità nazionale”. In modo più semplice, si potrebbe dire che l’economia informale, più che un modello economico vero e proprio, è un comportamento diffuso che trae le sue ragioni dalla solidarietà tra persone. Azioni come il prestito, il volontariato, lo scambio, tutto ciò che non rientra nella finalità del profitto inteso come speculazione economica, fa parte di questa definizione. Da Granovetter a Polanyi, gli studi di sociologia che hanno influenzato la nascita di nuove idee economiche si sono susseguiti. Oggi, un filosofo come Jacques Attali riprende alcuni di questi temi e li stigmatizza nel manifesto dell’economia positiva. Dalle sue parole: l’economia positiva è orientata al lungo termine, al rispetto della persona e dell’ambiente, con lo sguardo rivolto prioritariamente alle generazioni future.
I Protagonisti che Interverranno: